Tali furono molti cittadini benestanti, e facoltosi, e parecchi mercadanti, e perfino il capitolo della cattedrale, il collegio de’ parrochi, il giudice della monarchìa, i gesuiti ora soppressi, e i filippini presentarono i loro uomini a cavallo, de’ quali ne fu fatta la rassegna a’ 13 di ottobre nel piano di s. Uliva, e si trovarono al numero di novantadue (1979). Che bel monumento di amore verso la patria, ed il sovrano!
      Passò tutto l’anno 1703 fra’ furori di Marte: la Lombardia, la Savoja, il Trentino, la Germania, la Spagna, il Portogallo erano, come tanti teatri di guerra, dove gli uomini si scannavano a migliaja, e le città erano saccheggiate e spopolate: dichiarandosi la fortuna ora a favore di un partito, ed ora dell’altro. Perciò dee attribuirsi a beneficio del cielo, che la Sicilia sia rimasta libera da codeste calamità, e non abbia sofferto altro, che certe necessarie spese, per mettersi in istato di difesa, e guarentirsi dal timore di potere essere improvisamente assalita.
      Entrando poi l’anno 1704 continuarono le guerre fra’ Gallispani, e la formidabile lega dell’augusto Leopoldo, che avea tratte al suo partito tutte quasi le potenze di Europa. Ma nel nostro regno si stiede in una certa sicurezza da ogni invasione; giacchè le armate intente in così lontani paesi a battersi non faceano temere, che potessero così presto rivolgersi contro la nostra isola. Mentre eravamo in questa tranquillità fu il cardinale del Giudice promosso allo arcivescovado di Morreale. Era morto nell’età decrepita di ottantacinque anni a’ cinque di giugno dell’anno antecedente Mr. Giovanni Roano, che presedea a quella chiesa (1980), e il re Filippo V avendo in considerazione i servigî prestati da questo porporato alla corona nel viceregnato di Sicilia, lo nominò alla vacante chiesa.