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      Andò infatti a Roma; ma in capo a qualche tempo ritornò segretamente alla sua patria, ed ivi scalate le muraglie della badia di quelle monache, ne rubò tutto il denaro, e partì.
      Il marchese di Bedmar, volendo liberare il regno dalle ruberìe di questo malandrino, fece ogni opra per averlo nelle mani; ed avendo saputo ch’era in Toscana, facendo delle pratiche col gran duca venne a capo, che fosse carcerato in Livorno, e rimandato in Sicilia. Compilatoglisi il processo, fu egli condannato a morte, e agli 11 di maggio fu appiccato. Costui era un uomo di un umore stravagante. Non molestava punto i poveri, e andava in traccia dei ricchi, e de’ facoltosi: protestando che li rubava per discolpare la loro coscienza. Col denaro poi, che traggea da’ suoi furti, sollevava spesso i meschini, e maritava le zitelle (1991).
      Un altro disastro soffriva la capitale, e tutta la valle di Mazara da qualche tempo. Le tonnare, che sono per noi uno interessante articolo di commercio, non davano da molti anni le solite pescaggioni de’ tonni; e questa scarsezza era nociva al regno, dove non entrava il denaro, che solea trarsi dalle vendite delle tonnine, e insieme a’ particolari, ch’erano padroni delle medesime, ed a’ pescatori, che vi guadagnavano il pane. Fu dunque creduto, che fosse d’uopo di benedire il mare, e se ne dimandò il permesso alla santa sede, che Clemente XI accordò con breve spedito a’ 30 di aprile 1706 (1992). L’arcivescovo Gasch, cui fu diretto, nel dì 30 di maggio andò in processione dal duomo sino alla Porta Felice, dove fe la benedizione del mare secondo le forme prescritte dal rituale (1993). Non sappiamo se il vicerè fu presente a questa funzione, nè se Dio siesi compiacciuto di accordare la desiata pescaggione.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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