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      Destinò ad ogni battaglione il suo colonnello, e ad ogni compagnia un capitano coi suoi uffiziali subalterni, ch’ei scelse, costandogli la loro abilità, e l’affezione verso la casa Borbona. Creò ancora uno ispettore generale, il quale invigilasse sopra la condotta economica dei colonnelli, e de’ capitani, e curasse che i soldati fossero ben vestiti, e puntualmente pagati. Questa riforma, che diede sul naso a’ vecchi uffiziali, assicurò il Bedmar da ogni sospetto di ammutinamento.
      Siccome poi era anche necessario, che le fortezze del regno fossero ristorate, e proviste di artiglieria, di polvere, di palle, e di altre munizioni da guerra, ed altronde il regio erario non era in grado di somministrare da sè il denaro necessario a queste provvigioni; perciò si determinò detto vicerè a convocare un generale parlamento, ch’erano oramai scorsi cinque anni, che non si radunava, affine di trovare i mezzi da conservare il regno. Ne fu fatta l’apertura in Palermo a’ 10 di febbrajo 1707 nella solita sala del regio palagio, dove unitisi i tre ordini dello stato udirono dalla bocca dello stesso vicerè le disavventure della corona di Spagna assalita da tanti formidabili nemici, e il pericolo, in cui si trovava il regno, di essere invaso: e per conseguenza la necessità, in cui era, di essere fortificato, e provveduto, affine di resistere alla temuta invasione. A queste cause richiese, che i parlamentarî, per assicurare la isola, non solamente confermassero i consueti donativi, ma offerissero ancora al monarca qualche straordinario sussidio, per iscansare con questo i pericoli, da’ quali erano minacciati.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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