Il marchese Balbases, che restò dispiaciutissimo, come ognuno può immaginarsi, di questa insolenza, volendo darvi riparo, fe venire al regio palagio il pretore, alcuni dei principali nobili, il consultore, il conte di Maonì, e gli altri supremi comandanti. I militari furono di avviso, che fosse necessario di fare mano bassa contro gli artisti, acciò intimorendosi ubbidissero, e abbandonassero gli occupati baluardi; e si esibirono a far questo macello colla cavalleria, che aveano già pronta sotto le armi. Ma il consultore, il capitano della città, e molti altri nobili fecero riflettere a S.E., che nelle critiche circostanze, nelle quali la sola Sicilia era rimasta al monarca di Spagna, il menare le mani sarebbe stato lo stesso, che commuovere la città ad inalberare lo stendardo della casa d’Austria, e irritare i cittadini, i quali avrebbono potuto rinnovare l’eccidio del 1282 contro gl’Irlandesi, creduti volgarmente di nazione francese, e contro la stessa persona del vicerè, che li sosteneva, cantando il notturno dopo il vespro. Fra queste dubbietà fu proposto il temperamento, che gli artisti in segno di ubbidienza a S.E. sortissero dai baluardi, e che il vicerè si obbligasse da cavaliere di onore, che ve li [459] avrebbe fatto immediatamente rientrare, per custodirli di suo ordine. Così fu eseguito, sebbene i consoli sieno divenuti a dare il primo passo a grandissimo stento, e dietro delle assicurazioni di tutta la nobiltà. Il marchese di Balbases onoratamente adempì la sua parte; imperocchè, dopo che i consoli abbandonarono quei forti, spedì tosto l’ordine al pretore, acciò li riconsegnasse ai consoli, affinchè li custodissero nei presenti pericoli di guerra (2011).