Le difficoltà che doveano spianarsi erano molte, e grandi; e perciò passò gran tempo, prima che si potesse dar termine alla bramata pace; essendo scorso tutto quest’anno, e porzione del seguente, come si dirà, per ultimarla.
      Intanto che in Utrech si occupavano le principali potenze di Europa a rappacificarsi, si accese in Sicilia una piccola scintilla, che cagionò un fatale incendio, mettendo alle prese la santa sede coi nostri sovrani; che non potè affogarsi, che in capo ad otto anni, e dopo di averci recati infiniti danni. Era vescovo di Lipari Mr. Niccolò Tedeschi dell’ordine benedettino della congregazione Cassinese, riputato fra suoi per [470] un grande scolastico, ma portato per natura alla disputa, ed alla contradizione. I vescovi di Lipari oltre le rendite, traggono dai loro diocesani le primizie, e le decime. Or toccandogli le decime dei legumi, il di lui procuratore le consegnò ad un bottegaio, per venderle. Era costume in quella isola che le merci, che si vendevano per conto del vescovo, fossero franche da ogni dazio, salvo quello, che chiamasi di mostra, ch’era una piccola riconoscenza che si dava ai maestri di piazza detti volgarmente Catapani, a’ quali appartiene il visitare le botteghe così per osservare se i generi delle cose che si vendono sieno di ottima qualità, e condizione, come per fissare alle vendite il giusto prezzo, che dicesi meta. Presentatisi i maestri di piazza nel mese di ottobre dell’anno antecedente 1711 alla bottega di costui, e dimandando il diritto di mostra, l’ebbero prima negato, sotto il pretesto, che essendo i legumi del vescovo, non doveano neppur soggiacere a questa riconoscenza.