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      La cospirazione di tutti i nostri vescovi, che con questa promulgazione rendeano comune la loro causa con quella di Roma, inquietò moltissimo il nostro governo. Il popolo, che a giusta ragione ha un sommo rispetto verso il proprio pastore, e venera i suoi decreti, vedendo i vescovi concordi nel sostenere la pretesa immunità de’ ceci, dava torto a’ ministri, e disapprovava quanto eglino operato aveano. Considerandosi adunque che la condotta de’ prelati lesiva delle regalìe potea far nascere qualche scompiglio, si stimò espediente di far promulgare dal vicerè un bando, con cui si annullavano gli editti fatti affiggere dai vescovi, come quelli, che producevano le lettere straniere non approvate dal senato regio, e come lesivi del diritto delle genti, e del possesso, in cui sono sempre stati tutti i sovrani indipendenti da qualunque podestà della terra, per cui niuna carta di corte straniera può essere pubblicata ne’ regni, ne’ quali dominano, se non precede il loro consentimento: possesso, di cui particolarmente godono i serenissimi re di Sicilia in forza de’ loro privilegi, e de’ concordati ancora fatti colla santa sede (2056). Fu pubblicato questo bando nel mese di aprile 1713.
      Questo dispaccio viceregio, che dichiarava nulla, invalida, e lesiva delle leggi comuni, e municipali, e delle consuetudini ancora, e privilegi del regno, la lettera della congregazione di Roma, e gli editti vescovali, fu sofferto in pace da’ prelati della Sicilia, trattone lo stravagante, e focoso Mr. Vescovo di Catania, il quale volendo cozzare col governo, stampò un secondo editto, con cui dichiarò nullo, ed invalido il bando del marchese di Balbases, e presa occasione dal medesimo, parlò con dispregio del regio diritto della esecutoria, chiamando temeraria, orrida, scandalosa, e dannevole la dottrina del giure delle genti, che si spacciava per sostenerlo.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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