La deputazione del regno destinò alla corte di Savoja il suo ambasciadore, e scelse il principe di Rocca-Fiorita, il quale in compagnia di molti cavalieri parenti, ed amici partì per Torino a’ 10 di settembre, e il capitolo della cattedrale di Palermo non trascurò di mandarvi uno de’ suoi canonici, per rendere a nome di quel corpo i dovuti omaggi al duca Vittorio Amedeo II già eletto re di Sicilia (2059).
      Approssimandosi poi il tempo dell’arrivo di questo monarca, si mosse il vicerè da Messina a’ 20 dello stesso mese, e venne a’ 29 alla capitale, per ricevervi, ed ossequiare il nuovo re. Prese alloggiamento fuori la Porta Nuova alla casa del cavaliere Giuseppe Chacon, che oggi è posseduta in parte dal marchese della Ginestra, e in parte dal duca Fici. In capo a pochi giorni, cioè ai [475] 2 di ottobre ritornò da Torino il cavaliere Carlo Requesens fratello del principe della Pantellaria, ch’era stato uno de’ primi a presentarsi a Vittorio Amedeo, e arrecò la lieta notizia, che il re era vicino a partire. Apportò questi due lettere di sua maestà scritte nel dì 20 di settembre da Torino, l’una diretta al senato di Palermo, e l’altra alla deputazione del regno, colle quali partecipava la cessione del regno fattagli dal re Cattolico, e la imminente sua partenza (2060).
     
      CAPO V.
      Vacanza del viceregnato nella dimora fatta in Sicilia dal re Vittorio Amedeo II.
      Partì il re Vittorio Amedeo II colla regina Anna d’Orleans sua sposa, e colla sua corte da Villafranca, recando seco alcune milizie savojarde, sulla squadra inglese comandata dall’ammiraglio Jennings a’ 3 del seguente ottobre, e dopo un felice viaggio di sette giorni giunse a Palermo a’ 10 dello stesso mese.