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      Giunse in capo a qualche giorno il lieto avviso, che i sovrani erano già felicemente arrivati a Torino, e perciò al primo di ottobre tenne egli cappella reale nella cattedrale, dove fu solennemente cantato il Te [486] Deum in rendimento di grazie all’Altissimo (2086).
      Sarebbe certamente stato il conte Maffei uno dei migliori vicerè, che avesse avuto la Sicilia, se gli fosse toccato di governarla in tempi più felici; ma ebbe egli la disgrazia di doverla reggere, mentre trovavasi agitata dalle tempeste suscitate dai contrasti fra la corte romana, e la nostra monarchia. Scomuniche, monitorî, interdetti, sospensioni d’ordini, e di divini uffizî dalla parte di Roma, e di coloro degli ecclesiastici, ch’erano aderenti al papa; carcerazioni, esilî, confiscazioni di beni, e bandi contro qualunque carta che venisse da Roma, dalla parte de’ ministri si udirono in ciascheduno giorno duranti gli anni 1714, 1715, 1716, 1717, 1718. Coloro che sostenevano il partito della santa sede, non voleano comunicare con quelli, che aderivano a’ voleri del sovrano, e perciò ricusavano di celebrare la messa, o d’intervenire alle processioni, subito che in chiesa, o in quelle adunanze vi fosse alcuno, che o espressamente era stato scomunicato da Roma, o era riputato per tale, perchè trattava co’ ministri del re.
      Il re Vittorio da Torino, vedendo che il turbine suscitato da Roma, in vece di calmarsi andava di ora in ora imperversando, si determinò di accordare maggiore autorità al tribunale che sostenea i diritti suoi e del regno.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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