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      Durò questo pochi giorni, e fino a’ 13 dello stesso mese; nel qual giorno, non potendo gli assediati reggere al continuo fuoco delle batterie spagnuole, che oltre di avere smantellati i ripari, aveano scavallati alcuni cannoni, e rovinate diverse case colla morte di molti soldati, oltre i feriti, inalberarono la bandiera bianca di pace. Pretendea la guarnigione di sortire dal castello con tutti gli onori militari, e volea la libertà di andarsene col suo bagaglio in Messina. Non fu fatta buona alcuna di queste domande, e a sommo favore ottenne la vita, restando prigioniera di guerra. Entrarono gli Spagnuoli al possesso del castello sulle ore 22, e restarono maravigliati della codardia dei Savojardi, che malgrado che i danni arrecati dall’artiglieria loro non fossero stati molto considerabili, e nonostante ch’eglino fossero abbastanza numerosi, e provisti per più anni di viveri, e di munizioni da guerra, si fossero così vilmente resi, e colla mortificante condizione di restare prigionieri (2112).
      Mentre si battea il castello, unendo il marchese di Lede i doveri di capitano comandante dell’armata a quelli di vicerè, si applicò a ridurre il regno sotto la ubbidienza di Filippo V, e ai 9 di luglio elesse nelle tre valli tre vicarî generali; il principe di Palagonia per la valle di Noto; il principe di Carini per la valle di Mazara, cavalieri ambidue palermitani; e per quella di Demona il principe di Lardaria nobile messinese. Doveano questi vicarî cooperarsi nei distretti loro assegnati a persuadere gli abitanti a discacciare i Savojardi, e inalzare le armi del re Cattolico (2113). Prima che il principe di Carini facesse i suoi maneggi in Girgenti, anzi il giorno prima ch’egli fosse stato eletto vicario generale, cioè agli 8 di luglio, i Girgentani aveano acclamato il nuovo monarca.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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