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      Servì questo viaggio per disingannare il pontefice; imperciocchè dopo molte ripulse, avendo finalmente ottenuta una udienza dal medesimo, parlò con tanta forza, che lo persuase di aver tenuta una saggia, e regolare condotta. Mostrò egli, che non era stato punto esiliato da Palermo, ma invitato dal re Vittorio Amedeo con graziosa lettera, e colla generosa proferta di una galea, che lo accompagnasse, e delle spese necessarie per provvedersi di viveri; e che perciò sarebbe stata una stravagante, e sciocca risoluzione, dietro ad una così gentile invitazione, ed una dichiarazione, che chiamavalo per valersene di consigliere in un così scabroso affare, il sottomettere la sua diocesi a così grave censura, e lo apportare lo scompiglio nella capitale del regno. Di allora guardò Clemente con un altro occhio l’arcivescovo Gasch, che per le sue virtù faceasi dappertutto ammirare, e lo ebbe sempre carissimo. Ora scrive il canonico Antonino Mongitore biografo di questo prelato (2117), che la principale provvidenza data dal vicerè marchese di Lede intorno alle vertenze sulla monarchia fra le due corti romana, e siciliana, quando prese le redini del governo, fosse stata quella di richiamare in Palermo monsignor Gasch; e soggiunge, che il ridetto arcivescovo ricusò costantemente di fruirsi di questa grazia: non soffrendogli il cuore che gli altri ecclesiastici siciliani restassero nello esilio, e ch’egli solo godesse della libertà di ritornare; e che dichiarò, che non li avrebbe giammai abbandonati, e che sarebbe allora partito, quando tutti gli altri, e particolarmente i suoi diocesani avessero lo stesso permesso ottenuto.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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