Cadde nello stesso giorno quello di Termini; ma ne costò caro lo acquisto agli Spagnuoli, giacchè vi perdettero la vita più di cento soldati (2119).
      Lo augusto Carlo VI, cui la vicinanza degli Spagnuoli al suo regno di Napoli dava ombra, e ch’era irritato contro i medesimi, perchè lo aveano spogliato del regno di Sardegna; da che l’armata del re Cattolico si era avviata nel nostro regno, avea cominciato in Milano ed in Napoli a far leva di gente, e a preparare munizioni; non già per soccorrere il re Vittorio Amedeo, ma per difendere i suoi stati. Il re Vittorio, che non avea tante forze da poter respingere l’armata poderosa, che gl’invadea il suo regno, ricorse all’Inghilterra, acciò come garante della cessione della Sicilia, gliene sostenesse il possesso. Lo Stenop ambasciadore brittannico alla corte di Madrid a nome del re Giorgio I, ch’era succeduto alla regina Anna, morta ai 12 di agosto 1714, fe vive istanze a quel ministero, acciò si ritirassero gli Spagnuoli dal nostro regno: protestando che il suo re non avrebbe potuto schermirsi dal difendere i suoi collegati. Ma l’altiero Alberoni nelle sue risposte gli fe capire, ch’ei punto non paventava gl’Inglesi. Questo dispregio del gabinetto spagnuolo dispiacque al ministero di Londra, il quale volendo tarpare le ali alla smoderata ambizione del ministro spagnuolo, trattò coll’imperadore, e colla Francia, per impedire che la Sicilia fosse tolta al re Vittorio. Per non accendere però il fuoco di una guerra universale, fu creduto espediente dalle tre potenze di far un piano di pace, per proporsi alla corte di Madrid, e per dichiararle la guerra, quando lo avesse rifiutato.