Fu più gagliarda la resistenza della Cittadella, e del castello del Salvadore, dove vi erano di fresco sbarcate delle soldatesche; e vi si erano recate le munizioni apportate dalla flotta inglese; ma finalmente dovette l’una, e l’altra fortificazione capitolare ai 29 del seguente settembre, con condizioni però più onorifiche di quelle che ottennero le guarnigioni di Palermo, di Termini, della Mola, di Taormina, e dell’altre fortezze di Messina. Fu sottoscritta la capitolazione dal vicerè, e dal marchese Adorno, che comandava nella Cittadella, il quale ottenne che sortissero le soldatesche con tutti gli onori militari. Così ebbe il marchese di Lede l’intero possesso di quella città, e di tutti i forti di essa. Si seppe in Palermo la resa della Cittadella, e del castello del Salvadore ai 3 del seguente ottobre; ne fu perciò ringraziato Iddio, e furono sonate le campane per questo lieto avvenimento, facendo eco l’artiglieria del castello. Il vicerè, per non fare intiepidire lo ardore delle sue truppe vittoriose, le destinò all’assedio di Milazzo ai 7 di ottobre, ma trovò, come or ora si dirà, quest’osso assai più duro a rodersi di quello ch’ei si era immaginato.
      Questo governante, mentre facendo l’uffizio di generalissimo delle armi spagnuole, si andava impossessando delle più rispettabili fortezze del regno, ed acquistava al suo re nuove palme, non trascurava, come vicerè, d’invigilare alla quiete delle città, che già si erano sottoposte al dominio della monarchia di Spagna, e di cercare ogni modo da render contenti i popoli sottomessi: usando soventi volte una certa connivenza, che in altri casi non avrebbe mostrata.