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      Il primo passo, che secondo le istruzioni, che ricevute avea da Madrid, diede il marchese di Lede, fu appunto quello di ordinare, che i beni confiscati dalla giunta stabilita dal re Vittorio Amedeo si amministrassero in avvenire dai vicarî generali de’ vescovi. Arrivò questo dispaccio in Palermo a’ 7 di settembre, e il vicario generale dell’arcivescovo prese subito l’amministrazione di quei beni, che appartenevano alla diocesi palermitana. A’ 14 poi dello stesso mese il consultore del vicerè, che trovavasi nella capitale, Gaspare Narbona, avvisò il ridetto vicario generale Mr. Sidoti a nome del vicerè, che dalla corte era arrivato un dispaccio sovrano, in cui si dichiarava esser mente di sua maestà, che si osservasse inviolabilmente lo interdetto, e che si ubbidisse agli ordini del pontefice; e perciò che gli scomunicati si astenessero di più frequentare le chiese, se non erano assoluti. Collo stesso dispaccio si ordinava, che fossero richiamati coloro, ch’erano in esilio per la suddetta causa, e che si mettessero nel possesso de’ loro uffizî, e de’ beni confiscati (2124). Forse questo dispaccio sarà stato promulgato in seguela del rifiuto fatto da Mr. Gash di ritornare, se non eran prima richiamati gli altri, come abbiamo di sopra additato.
      Questo reale ordine rallegrò allo estremo coloro, che aveano sostenute le pretensioni di Roma, o ch’erano interessati nello esilio, e nel sequestro de’ beni de’ loro congionti, ed amici; ma sommamente afflisse quelli, che aveano fatta la guerra al papa, che si vedevano esclusi dalle chiese; e riputati dal governo istesso, come colpiti dalla scomunica.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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