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      Vedea il marchese di Lede lo stato compassionevole, a cui era ridotta Messina, e ad ogni momento ricevea le istanze di quei cittadini, che lo pregavano a volare al loro soccorso. Nonostante non sapea risolversi ad abbandonare i suoi trinceramenti. Lo esercito spagnuolo andavasi di giorno in giorno diminuendo; nè dalla Sicilia potea ricavare de’ soccorsi; giacchè tutte le truppe, che vi erano, si trovavano già ridotte al suo campo. La Spagna, che avrebbe dovuto fare ogni sforzo, per sostenere gli acquisti, che avea fatti nel nostro regno, sembrava che si fosse addormentata. Crescea allo incontro a dismisura lo esercito cesareo; la vicinanza della Calabria, e il dominio che gl’Inglesi ottenuto aveano sul mare, vi facevano arrivare di momento in momento delle reclute, e delle compagnie per [506] ingrossarlo. In questo stato di cose non potea il vicerè risolversi ad ajutare Messina, senza mettere a pericolo l’armata di restare sconfitta dalle forze superiori degli Alemanni.
      Privi adunque di soccorso i Messinesi, afflitti dalla fame, e vedendosi piombare sul capo le palle, e le bombe infuocate, ricorsero al comandante Spinola, il quale, considerando il loro lagrimevole stato, accordò a’ medesimi, anzi li animò a pattovire col conte di Mercy alle migliori condizioni, che potessero, la resa della città; ed egli intanto si determinò a difendere il regio palagio, e le fortezze restanti. Ottenuto questo permesso, spedirono i senatori un uomo al conte di Mercy con una umile lettera, con cui lo pregavano a sospendere le ostilità; giacchè la città era pronta a sottomettersi al giogo imperiale.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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