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      Sulle prime ridusse tutte le sue truppe fra Alcamo, e Sciacca; di poi a’ 6 di febbraro spedì il generale di Aponte al campo cesareo, dimandando una tregua di sei mesi: duranti i quali sperava, che fossero per arrivare le determinazioni del re Cattolico. Rispose il Mercy, che volentieri l’avrebbe accordata; ma sotto la condizione, che fosse dagli Spagnuoli evacuata la città di Palermo. Non potea ciò concedere il vicerè, e perciò restò sospeso questo trattato; e i Tedeschi profittando della lontananza delle milizie di Spagna, a’ 14 entrarono in Castelvetrano, e ai 16 in Salemi. Tornò nel giorno seguente il generale di Aponte in compagnia del marchese di s. Vincenzo a fare nuove proposizioni. Si offeriva la cessione della sola città [510] di Palermo, trattine i due castelli, quello del Molo, e quello a mare; e purchè si accordassero alla capitale tutti i privilegi, prerogative, ed esenzioni, che avea sempre godute, e si dimandavano tre mesi di armistizio. Questo progetto andò ancora a voto; il Mercy una colla città volea consegnati i ridetti castelli.
      Rotto ogni trattato, il Mercy venne alle ostilità, ed ai 5 di marzo fe dare lo assalto al castello di Sciacca. La guarnigione, che ivi era, non potendo reggere all’empito dei nemici, e vedendo già aperta la breccia, amò meglio di rendersi, e consegnò quella fortezza agli 8 dello stesso mese. Temendo i cittadini di essere saccheggiati dalle truppe alemanne, comprarono la loro libertà per quattro mila scudi (2160). Intanto a’ 20 del mese arrivò in Trapani l’ammiraglio inglese Bing, e recò al conte di Mercy le lettere di Napoli, le quali annunziavano, che già ai 17 dello antecedente febbraio il re Cattolico avea sottoscritto il trattato di pace; in forza del quale cedea la Sardegna al re Vittorio Amedeo, e la Sicilia all’augusto Carlo VI. N’era stato parimenti avvisato il vicerè marchese di Lede dal marchese Beretti Landi, plenipotenziario della Spagna al congresso tenuto all’Haja.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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