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      Cominciarono dunque fra questi due generali le reciproche ambasciade, le quali durarono da’ 27 dello stesso mese fino all’ultimo giorno di esso. Siccome però il Lede non avea per allora ricevuto alcun ordine dalla sua corte di evacuare la Sicilia, così sempre rispose, ch’era pronto a stabilire una tregua, per cui avea bastante potere; ma per tutto il restante gli era d’uopo d’aspettare le precise determinazioni del suo re. Fu anche fatto a questo oggetto uno abboccamento fra ambidue questi generali; ma riuscì al solito infruttuoso per l’ostacolo, che mancavano al vicerè le istruzioni da Madrid. Vedendo il conte di Mercy, che era vano ogni trattato, pubblicò in Castelvetrano un manifesto, in cui, partecipando a tutti gli ordini del regno la cessione della Sicilia già fatta dal re Vittorio Amedeo, e dal re Cattolico, li assolvea dal giuramento fatto ad ambidue questi sovrani, e li richiamava alla ubbidienza dell’augusto imperatore; e di poi volendo continuare le ostilità si avvicinò colla sua armata alla sala di Partenico (2161).
      I movimenti del Mercy fecero credere al marchese di Lede, ch’ei avesse in animo di occupare la città di Palermo; e perciò, abbandonando agli 8 di aprile la città di Alcamo, marciò con tutto l’esercito verso Morreale, ed ivi distribuendolo nelle vicine campagne verso Bocca di Falco, e Baida, si messe a portata di attendere il nemico. Lo avvicinamento dell’armata spagnuola, e la certezza che fra poco sarebbe arrivata la tedesca, indussero il provvido pretore conte di s. Marco a fare dei molini in città o a mano, o in cui gli animali girano le ruote, che vengon detti volgarmente Centimoli: e questi a fine di macinare i grani; giacchè per la vicinanza degli eserciti non avrebbono potuto i cittadini andare a’ molini, che erano fuori delle porte della città, senza mettersi a rischio di perdervi la farina.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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