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      Crebbe allora lo spavento nella capitale, aspettandosi ognuno di momento in momento, che le due armate venissero a giornata campale. Il pretore, la di cui attività non potrà mai abbastanza commendarsi, temendo di qualche scompiglio in città, scelse i procuratori, i curiali, i notari, i computisti, ed altri scrivani, e li ripartì per i quartieri della città: ordinando loro, che stessero armati, e nel caso che le due osti venissero a battaglia, girassero per le strade, per tenere a freno la baldanzosa plebe, che cerca sempre di trar profitto da cotali circostanze. Fe anche chiudere le due porte di Montalto, e di Carini, per le quali si andava all’armata tedesca, e tenne solamente per le provigioni aperta quella di s. Agata. Non accadde però in detto giorno 23, che una piccola scaramuccia fra un distaccamento di ottocento spagnuoli, fanti, e cavalieri, e una partita uguale di truppe cesaree; e solo dalla parte della marina verso il Molo si avvicinò una palandra inglese, la quale dal fuoco dell’artiglieria di Castellammare, e della Lanterna fu costretta [512] a ritirarsi. Fu adunque tutto quel giorno consumato dalle due armate a fortificare le loro trincee (2166).
      Considerava il conte di Mercy, che impadronendosi del Molo, gli sarebbe stato agevolissimo lo attaccare alle spalle i nemici, e insieme battere il castello, e la città. Per adempire questo disegno, gli parve, che il migliore espediente fosse quello d’impossessarsi del Monte Pellegrino, e delle tonnare della Vergine Maria, e dell’Arinella.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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