La cavalleria spagnuola, ch’era al Molo, avvisata di questa perdita, volò per discacciarne i nemici; ma non fu pigra la cavalleria alemanna a correre in soccorso de’ suoi granatieri. Divenne allora generale il combattimento fra cavalieri, e cavalieri; e siccome gli Spagnuoli erano più numerosi, così dividendosi in due ale, aveano già quasi circondati gl’imperiali, i quali, presentendo il pericolo, si difendevano valorosamente, sempre ritirandosi verso il campo. Incalzarono gli Spagnuoli i fuggitivi Tedeschi, e furono così temerarî, che penetrarono sino nel quartiere del generale. Cambiò allora d’aspetto lo affare. Due pezzi di artiglieria, ch’erano alla difesa di quel quartiere, facendo volar le palle contro i perseguitori, ne [513] uccisero sopra a cinquanta, e le soldatesche accorrendo contro quei, ch’erano restati, cercarono di cingerli, e di farli prigionieri. A stento poterono quei valorosi campioni disciogliersi da questo pericolo, e postarsi in luogo da poter far fronte al nemico. Allora l’una, e l’altra cavalleria si posero dirimpetto, e in istato da venire ad una finale azione. Ma sovrastando la notte, non accaddero che piccole scaramuccie, e la sera ritornarono gli uni, e gli altri al loro campo.
      Questo fu il più sanguinoso conflitto, che fosse accaduto nella campagna di Palermo fra’ gli Spagnuoli, ed i Tedeschi, e in cui fu sparso molto sangue, contandosi, che gli Spagnuoli vi perdessero sopra a quattrocento uomini, e un maggior numero gl’imperiali, oltre una eccessiva quantità di feriti, fra quali rammentasi dalla parte cesarea lo stesso principe di Hassia Cassel; ma fu per singolare favore del cielo l’ultimo dei combattimenti fra i due eserciti; avvegnachè arrivò finalmente la stessa sera la feluga del dispaccio, la quale portò il da tanto tempo desiato ordine della corte, per cui fu ingionto al marchese di Lede di rilasciare la Sicilia, e la Sardegna, consegnando la prima agli Alemanni, e l’altra a’ Savojardi.