Era quel luogo tutto seminato di case, che non faceano ammirare quel magnifico tempio; e i padri predicatori, volendo formarvi una piazza, supplicarono l’augusto imperatore, acciò permettesse loro di far diroccare quegli edificî, che erano dirimpetto la loro chiesa, promettendo di ergervi una colonna, su cui si sarebbe apposto a perpetua divozione un simulacro della Vergine Immacolata, e a’ piedi di essa si sarebbono collocate le statue rappresentanti i due augusti sovrani in ginocchioni, in atto di venerarla. Piacque a Carlo VI il progetto, e con suo cesareo dispaccio ne accordò il permesso. Quindi diroccate le case, e tolti i cementi, venne nel mentovato giorno a quel convento il vicerè, cui assistè il senato, e la nobiltà, e benedetta dal priore dei domenicani la prima pietra, il marchese di Almenara fece la solenne funzione di collocarla nel luogo designato.
      La saggia condotta tenuta dapprima nel governo del regno dal ridetto vicerè, e i buoni riscontri, che arrivavano alla giornata a S.M.I. della di lui umanità, disinteresse e giustizia, la persuasero a confermarlo dopo il triennio nel suo viceregnato. Ci manca la cedola di questa conferma, ma è certo, attestandolo il Mongitore scrittore allor vivente (2193), che ne arrivò la lieta notizia su i primi di luglio 1725, e che a’ 7 dello stesso mese, dopo desinare, venne egli in tutta gala al duomo; dove trovossi alla porta col senato, col ministero, e colla nobiltà Mr. Gasch arcivescovo di Palermo, il quale intuonò il Te Deum, per rendere grazie a Dio della conferma accordata a questo benemerito cavaliere; dopo le consuete preci, appressandosi egli al sacro altare, fe il costumato giuramento, e di poi collo stesso accompagnamento si restituì al regio palagio.