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      Lo fe egli condurre alla sua terra di Canicattì, dove fu impiccato a’ 5 di maggio. La testa fu mandata in Palermo, e appesa ad un’asta fu condotta per le strada della città. La restante compagnia fu in parte uccisa, e in parte imprigionata, e così fu liberata la Sicilia da codesti assassini (2202).
      Ma il maggior guajo, che si soffrì nel regno, fu il terremoto, che desolò in questo istesso anno Palermo, e molte altre città, e terre della isola. Nel dì primo di settembre sonate appena le quattro ore della notte, fu udita in questa città una terribbile scossa di terra, per cui le case trasalivano; e questo moto irregolare durò qualche tempo, e comunemente fu detto, per lo spazio, in cui può recitarsi il simbolo apostolico. Vuolsi da alcuni, che la prima scossa fosse stata, come se volesse far saltare le case da’ fondamenti, e che le altre fossero in guisa di ondeggiamenti, e con qualche inclinazione. Qualunque ne sia stata la verità, che nello spavento, in cui trovasi la gente, è malagevole di discuoprire, egli è certo, che il danno che soffrì Palermo ne’ quattro suoi quartieri fu assai considerabile, e che non vi fu fabbrica, che non ne provasse i funesti effetti. Il numero de’ morti, e de’ feriti non fu così grande, quanto la ora notturna, e il dammaggio delle fabbriche faceano credere: giacchè dalle indagini fatte fare dal senato cavasi, che non oltrepassarono i quattrocento, che che ne abbiano allora scritto i menzognieri gazzettieri, che de’ soli morti ne contarono tre mila.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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