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      Costoro non si mostravano lontani dallo accettarla; ma volevano una condizione, che non era possibile che Cesare potesse loro accordare: giacchè pretendevano ch’egli obbligasse la religione di Malta, e i Maltesi a non andare più in corso. Non si stentò poco a persuaderli, che lo imperadore non avea questo diritto sopra quei cavalieri, i quali, salvo il ligio omaggio che facevano ogni anno a’ re di Sicilia colla offerta del falcone in recognizione del supremo dominio sopra quella isola, ch’eglino aveano da Carlo V. ricevuta in feudo, ed altre [524] piccole obbligazioni, che sono descritte nella convenzione allora fatta, per tutto il resto sono liberi, nè punto i sovrani siciliani s’ingeriscono nel governo politico, e militare di quell’ordine. Restarono dunque convinti, ed a’ 14 di marzo di questo anno fu in Costantinopoli firmato il trattato, ch’eglino, poco fedeli a’ giuramenti, negli anni di appresso non ebbero scrupolo di violare (2207).
      Accostandosi il tempo del parlamento ordinario, lo convocò il marchese di Almenara in Palermo per i 20 di giugno dell’anno seguente 1728; e intanto egli si dispose ad abbandonare Messina, per venirsene alla capitale. Prima però di recarvisi, volle fare un giro per le fortezze del regno, e a questo oggetto chiamò da Palermo Giorgio Oliveri, conte di Vallis, generale delle armi, acciò venisse a Siracusa, dove il vicerè si sarebbe ritrovato. Partì infatti questo comandante con una compagnia di usseri a’ 21 di novembre 1727, e prese il cammino verso quella fortezza.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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