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      Il consultore Rifos, e il segretario Quiros, partito lo Almenara, nello stesso giorno partirono ancora essi per Messina per servire il nuovo vicerè. La cedola imperiale fu registrata in Palermo nell’uffizio del protonotaro a’ 3 del seguente agosto (2213).
      Entrò egli al governo della Sicilia con felice augurio, avvegnachè nel seguente mese cominciò questo regno a respirare dalle angustie, in cui si era trovato per lo spazio di dieciassette anni per le note vertenze fra la santa sede, e la monarchia di Sicilia. Quantunque assunto al soglio pontifizio Benedetto XIII, uomo portatissimo per la pace, si fosse sperato, che questo litigio omai avrebbe avuto il suo termine, e sebbene lo augusto Carlo VI avesse fatto ogni opra per farlo cessare, nondimeno si tardò intorno a quattro anni, prima che si accordassero le differenze. Nello entrare il ridetto papa al governo della chiesa universale, questo intrigato affare piuttosto che disbrigarsi, si era vieppiù imbarazzato. Benedetto, forse per consiglio di coloro che amano di pescare [526] nel torbido, scrisse l’anno 1725 una enciclica a tutti i vescovi di Sicilia, ammonendoli ad osservare la bolla di Clemente XI, che aboliva il tribunale della regia monarchia, e la delegazione apostolica. Restò ferito l’animo dell’augusto Carlo VI da questa novità, che era atta a rinnovare i disturbi nel regno; dove, malgrado che questa lite non fosse ancora terminata, si godea una invidiabile felicità, e il tribunale della monarchia, come se la bolla di Clemente non fosse mai arrivata, continuava ad esercitare pacificamente gli atti giudiziali.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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