Partì dunque da quella città ai 13 di giugno, ed arrivò a’ 16 nella suddetta piazza. Giunto ivi, vi chiamò quattrocento granatieri alemanni, che erano in Palermo, i quali partirono alla volta di quella città ai 23 dello stesso mese. Altre truppe furono spedite di poi in Trapani, ed in Messina, ed altre di nuovo in Siracusa (2260). Siccome però andava scemando il numero dei soldati, che erano in Palermo (2261), perciò noi immaginiamo che furono levate le pattuglie, che dacchè entrò l’augusto imperadore in Sicilia, si tenevano disperse in varî luoghi della città (2262). Si sparse nel seguente mese di agosto la voce nel popolo, che sarebbono subito partiti per Siracusa il generale Roma, e il consultore del vicerè; ma o che questa notizia non fosse vera, o che fosse nato qualche ostacolo per la loro partenza, eglino restarono in Palermo, sino che giunsero gli Spagnuoli.
      Conquistato il regno di Napoli in breve tempo, pensò il nuovo re Carlo d’impossessarsi della Sicilia, e destinò il conte di Montemar per impadronirsene. Fu allestita una flotta di trecento tartane, cinque galee, cinque navi di linea, e due palandre con altre piccole barche, ed essendo la stessa pronta a marciare, partì questo comandante ai 25 di agosto, e a’ 28 di esso mese fu alle viste delle nostre montagne di Palermo. Era quel giorno festivo, giacchè celebravasi il dì natalizio dell’augusta imperadrice Elisabetta Cristina di Brunswick, moglie dello imperadore Carlo VI. Era perciò andata sulle ore 22 la nobiltà a passeggiare in isfarzosa gala alla marina, e vi era un numeroso popolo, per godere di quel passeggio, e de’ mottetti, che si cantavano da’ musici per questa fausta occasione.