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      Era in verità uno spettacolo assai piacevole l’osservare attorno alla città una squadra tanto considerabile, quantunque non fosse così numerosa, come partì da Napoli, giacchè, come poi si seppe, una parte di essa era stata spedita a Messina. Nelle vedute dei palagi, de’ conventi, e de’ monasterî, e nei balconi delle case, che sporgeano verso il mare, e per tutta la strada Colonna, oggi detta Borbona, alla marina vedeasi affollata la gente di ogni ceto per osservare l’armata degli Spagnuoli, i quali, quantunque apportassero la guerra, non arrecavano nondimeno veruno spavento agli abitanti. Erano eglino considerati come amici, e grande era, e straordinaria l’allegrezza, che vedeasi dipinta ne’ volti di tutti.
      Finalmente soffiando un’aura più dolce, si mosse la flotta lentamente dal sito, in cui era, e andò approssimandosi a’ lidi di Solanto: dove arrivata, e buttate le ancore, pose a terra le soldatesche di fanteria, e di cavalleria, che recate avea. La distanza da Palermo a Solanto non è maggiore di dodici miglia. Laonde la nobiltà, montando su’ cocchi, corse facilmente al luogo dello sbarco, e con trasporti di gioja si presentò al generale conte di Montemar, e agli altri supremi uffiziali, ai quali addimostrò il singolar piacere dei Siciliani di ritornare sotto il dolce giogo degli Spagnuoli. Gradirono il conte di Montemar, e gli altri capitani questo complimento, ed accolsero i nostri nobili colla più obbligante, e graziosa maniera.
      Nel seguente giorno, trentesimo del mese, giunsero al campo due ambasciadori spediti dal senato di Palermo.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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