Arrivata il dì 2 di settembre l’ora del possesso, il conte di Montemar nuovo vicerè si trasferì dalla casina di sua dimora alla piazza dirimpetto il detto convento di s. Teresa, e trovando ivi pronta la carrozza del senato, vi montò servito dal principe di Butera, capo del braccio baronale, dal principe della Cattolica pretore, e dagli altri senatori, ed entrato per la Porta Nuova passeggiò prima per la strada del Cassero, sino alla piazza Vigliena, affine di osservare il magnifico apparato delle case; e di poi venne alla cattedrale, dove fu ricevuto alla porta da Mr. Basile arcivescovo di essa, che subito intonò l’inno ambrosiano. Cantato questo, e recitatesi le consuete orazioni, il principe di Valdina protonotaro del regno lesse il dispaccio reale, per cui il sovrano divenuto re di Napoli, e di Sicilia per la cessione fattagli dal re Cattolico suo padre, e dal principe di Asturias suo fratello, dichiarava di avere eletto per vicerè di Sicilia, ad oggetto di prenderne possesso in suo nome, Giuseppe Cartillo Albornoz, conte di Montemar (2266). Dopo questa lettura fece il nuovo vicerè il solito giuramento di osservare le leggi, i capitoli, le costituzioni del regno, e i privilegi della città di Palermo, e rimontato nello stesso cocchio senatorio, si recò al regio palagio, dove fermò la sua abitazione. Ivi nello stesso, e ne’ seguenti giorni ricevette le congratulazioni della nobiltà, del ministero, dello arcivescovo, del senato, de’ capitoli della cattedrale, e della cappella reale, degl’inquisitori, de’ parrochi, e de’ capi de’ regolari, che si allegrarono della sua nuova carica.