Nel giorno seguente, sulla stessa ora, suscitossi un così grazioso zefiro, che nello spazio di ventitrè ore lo condusse felicemente al Molo di Palermo, dove arrivò sulle sedici ore del giorno 18 dello stesso mese.
      Quanto più inaspettata, tanto più cara giunse la venuta del sovrano; ma vi apportò qualche confusione, non essendosi neppure saputa la partenza, perchè le lettere di avviso non erano per ancora arrivate, nè si era perciò fatto alcuno preparamento. Nondimeno il provvido pretore alla prima notizia dello avvicinamento delle quattro galee, spedì due senatori con una feluga, ordinando loro, se quelle portavano il re, di presentarsi come ambasciadori della città al sovrano, e di dargli pratica a nome della deputazione della sanità, come eglino eseguirono. Assicuratosi di poi che la M.S. era a bordo della capitana, dispose le cose in modo che nulla mancasse, nonostante la brevità del tempo, a ricevere co’ dovuti onori il real monarca. Smontò questo principe sulle ore 21 sopra un magnifico ponte, che si era tosto preparato rincontro la così detta Quinta Casa, e trovò pronta la carrozza del pretore per servirlo; ma egli, essendo piccolo il tratto, si portò a piedi alla detta casa, in cui volea per quella notte alloggiare, e subito si fe vedere al balcone, dove si fermò per un pezzo, per dare il piacere al folto popolo di conoscere il proprio re. Gli evviva erano frequenti, ai quali faceano eco i castelli, e i baluardi della città, tuonando colle loro artiglierie (2297).
      Venendo il giorno 19, fe il re la privata entrata nella forma, ch’era descritta nel dispaccio consegnato al protonotaro dal marchese di Monteallegro; cioè imbarcatosi sopra una delle due galee, venne sino alla Garita, dove trovò preparato un ponte riccamente adornato, ed ivi smontato ricevette gli [546] ossequî del senato, del ministero, e della nobiltà, sparando allo sbarco le artiglierie.