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      Salì di poi in un superbo cocchio tirato da sei cavalli frigioni del pretore, principe della Cattolica, giacchè le sue carrozze, e i suoi cavalli non erano per ancora arrivati, ed entrò in città per la porta Felice fra gli applausi popolari. Erano schierati per la lunga strada del Cassero i collegî degli artisti sotto le armi, i quali nella mancanza delle soldatesche, che non erano giunte da Messina, ebbero l’onore di fare al sovrano il servigio militare. Arrivato alla cattedrale smontò da carrozza; fu allora cantato da’ musici il Te Deum in ringraziamento a Dio per il di lui felice arrivo; e di poi rimontando egli nello stesso cocchio, andossene alla sua residenza nel regio palagio, dove accolse colla innata sua umanità tutti coloro, che segli presentarono per baciargli la mano (2298).
      Se fu grande il giubilo di tutta la Sicilia per la sorte, che l’era toccata di avere un così amabile sovrano, grandissimo fu quello de’ Palermitani, ch’ebbero il piacere di vederlo dentro le proprie mura per ricevervi il serto reale. Erasi in verità reso oramai insoffribile il giogo alemanno, non già per conto dello augusto Carlo VI, ch’era un principe adorno di virtù, clemente, e pietoso, ma per quello de’ suoi ministri, che ridotto aveano il regno alla strema calamità. Costoro nella maggior parte immaginavano di farsi merito presso il monarca, quando si studiavano in tutte le maniere di smungere i popoli, per accrescere lo erario regio, e non consideravano che traggendo tutto il denaro dai regni, li riducevano a totale miseria, che s’inabilitavano di poi a dare de’ soccorsi al sovrano.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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