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      Questi, che sono al numero di venti, furono sottoscritti a’ 12 di luglio dal mentovato presidente del regno, e dal suddetto conte Carrera, e da quel punto furono sospese tutte le ostilità, ed entrarono gli Spagnuoli al possesso delle fortificazioni esterne. Furono i suddetti articoli stampati in Palermo co’ torchi di Antonino Epiro, colle proposte del Carrera, e le risposte del marchese di Grazia Reale. La sostanza di essi era, che fra il termine di quindici giorni, da contarsi dal dì della sottoscrizione, dovessero i Tedeschi rendere il castello, previa due giorni prima la consegna dell’artiglieria, e delle armi, che in esso si trovavano; che la guarnigione alemanna potesse sortirne cogli onori militari, cioè con bandiere spiegate, con tamburro battente, con due pezzi di cannone di sei libbre di calibro di Germania, con un mortajo da bombe di quaranta libbre dello stesso calibro, e con trenta cariche di fucile per ciascheduno de’ soldati; che si sarebbe loro procurato lo imbarco per Trieste, o per il golfo di Venezia, e si sarebbono provveduti di viveri, il tutto però a loro spese; e che per la loro sicurezza si sarebbe accordato a’ medesimi un bastimento da guerra, o due saettìe bene armate per accompagnarli al loro destino (2316).
      Ritornato il marchese di Grazia Reale da Trapani, andò a dimorare nel regio palagio, e si applicò allo esercizio della carica di presidente del regno. Il re Carlo, quantunque fosse lontano, non trascurò gl’interessi dei Siciliani, e per trovarsi a portata di essere consigliato in tutto ciò, che riguardava il vantaggio del nostro regno, eresse un consiglio, che volle che si chiamasse la giunta di Sicilia (2317), e volle che fosse composta [554] da quattro consiglieri giureperiti, due siciliani, e due napolitani; e volle inoltre, che vi presedesse col titolo di presidente della giunta uno de’ baroni parlamentarî del regno (2318). Essendosi poi fatta presente al re l’offerta avanzata dal parlamento dell’anno 1720 allo augusto Carlo VI suo antecessore di cinque mila scudi, o per un terzo reggente d’Italia, o per un deputato del regno, che risedesse alla corte in Vienna, volle che la esibita somma si pagasse, e servisse per soldo del presidente della giunta, cui avrebbe accordato il grado, e lo esercizio di consigliere di stato.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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