Soggiunse, che doveano i parlamentarî offerire al monarca un generoso donativo, anche per riguardo al felice avvenimento del parto della regina, che assicurava la fecondità di questa principessa, e dava sicure speranze di una certa discendenza (2364).
      Questo parlamento fu assai clamoroso, non già rispetto al donativo, che si dovea al re, ma intorno alla formola, con cui si dovea fare la offerta, alla distribuzione della somma stabilita, e alle grazie, che doveano dimandarsi a S.M. Era per disgrazia alla testa del braccio ecclesiastico, (giacchè lo arcivescovo monsignor Rossi trovavasi in Napoli,) monsignor Trigona vescovo di Siracusa, uomo sofistico, e di un umore portato al litigio, e alla disputa. Facea perciò [565] nascere di momento in momento delle difficoltà, che non potevano così di leggieri appianarsi. Non v’è memoria, che le sessioni abbiano avuta tanta durata, quanta n’ebbero le due, che si tennero per questa adunanza. Cominciò la prima conferenza la sera dei 15 di ottobre, e durò, senza interrompimento, per tutta la notte, e per porzione del giorno seguente, sino alle ore quindici, e mezza: e l’altra, che fu tenuta a’ 21 dello stesso mese, sebbene non sia stata così lunga, come la prima, non lasciò nondimeno di durare sino alle otto ore della notte. Dopo tanti dibattimenti, dietro alla terza sessione, che si tenne a’ 26 del medesimo mese, fu recata al vicerè la risposta del parlamento, colla quale si offeriva al monarca, oltre i soliti donativi ordinarî, un sussidio straordinario di trecento mila scudi, da ripartirsi nel modo, che si era finalmente convenuto, e che viene additato negli atti del parlamento, ne’ quali fu anche stabilito il consueto regalo a S.E., al suo cameriere maggiore, e a’ regî uffiziali (2365).