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      Gli eletti furono i principi di Pietraperzia, e di Galati. Questo secondo però, trovandosi malconcio in salute, si scusò dal fare questo viaggio, e la deputazione si contentò che vi andasse il solo principe di Pietraperzia, il quale fu ricevuto alla corte dai sovrani con segni di gratitudine, accettando con piacere i complimenti sinceri, che venivano loro fatti a nome del regno di Sicilia.
      Intanto che si preparavano le feste, si applicò il duca di Laviefuille a proseguire il grande affare, a cui si era rivolto, da che era entrato al governo di Sicilia, cioè regolare la negoziazione dei frumenti, che nel passato viceregnato avea rovinate tante famiglie, appunto per la perfidia dei sensali. Vuolsi che il debito contratto dai principali baroni del regno, e fatto in quel tempo, montasse presso ad un milione di scudi, che non era possibile, ch’eglino soddisfacessero, non essendo i loro fondi di tanta valuta. Il non obbligarli a pagare era lo stesso, che precipitare nell’abisso della miseria i creditori, e il costringerveli era lo stesso, che ridurre alla estrema povertà il ceto nobile, che in uno stato monarchico era giusto, che si conservasse. Prese egli dunque il seguente saggio temperamento. Ordinò nel mese di agosto, che si formasse un calcolo di tutti i debiti, che aveano i baroni fino all’anno 1746, e propose al re che ordinasse, che eglino fossero obbligati a pagarlo nello spazio di dieci anni, coi frutti al quattro per cento, cominciandone il pagamento nel mese di dicembre di questo anno 1747, il che agevolmente ottenne, e perciò ne promulgò la reale determinazione, che fu fra noi detta la dilazione decennale (2387). Questo sovrano dispaccio sebbene sulle prime fosse dispiaciuto ai creditori, che si trovavano i loro capitali incagliati, senza poterne trarre quel frutto che desideravano, nondimeno essi medesimi, considerandolo spassionatamente, conobbero che fu anche per loro una grazia specialissima del clementissimo re, attesocchè tali sarebbono stati i travagli, e tali le spese, che soffrir doveano nei litigi, per ricuperare il proprio denaro, che riusciva assai malagevole il venirne a capo in poco tempo: quando eseguendosi la dilazione reale, erano sicuri, che sarebbe senza pena, e senza danno, e con un frutto ragionevole ritornato nelle loro borse.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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