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      Costui ottenne la grazia della vita per la nascita di questo infante reale.
      Nell’anno 1749, in cui sembra che per la Europa si fosse chiuso il tempio di Giano, essendosi incominciato, secondo gli stabilimenti fatti particolarmente in Aquisgrana (2391), ad evacuare le piazze, ed essendo cessate le guerre (2392), il duca di Laviefuille, che governava la pacifica nostra isola, si applicò a dar le leggi intorno al parto cesareo. Si trascurava, quando morivano le pregnanti, o sulle quali cadea qualche sospetto, che fossero gravide, di pensare al feto, che estratto in tempo, sopravivea talvolta alla madre per lunga età, o per lo meno era in istato di ricevere le acque battesimali. In questo secondo caso si assicurava la eterna salute del bambino, e nel primo, oltre a ciò, si dava al re un suddito, e alla repubblica un individuo, che avrebbe potuto esserle utile. Le leggi civili, interessate alla conservazione della specie umana, aveano prescritto il parto, detto cesareo, quando morivano cotali donne, o certamente pregnanti, o nel dubbio di esserlo. Ma in Sicilia questa disposizione delle medesime non era eseguita, e restarono così involti nella disgrazia della madre tanti bambini, che poteano respirare le aure vitali, o almeno essere battezzati, prima di soccombere allo stesso fato. Dolevansi di questa negligenza gli amanti della umanità, e della repubblica, e ne furono fatte efficaci istanze al vicerè suddetto, suggerendoglisi, che ordinasse di mettersi in pratica il parto cesareo.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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