Carlo, considerando le reciproche ragioni addotte nei ricorsi mandati al suo real trono, si persuase, che fosse opportuno che il vicerè si portasse a Messina, per eseguire il meditato progetto, che noi in appresso descriveremo; ma insieme concepì, che non era necessario che vi si fermasse lungo tempo, come i Messinesi desideravano; laonde con suo real dispaccio de’ 12 di dicembre di quest’anno diede il permesso al duca di Laviefuille di recarsi a Messina, ma gli ordinò nel tempo istesso, che disbrigato l’affare, per cui andava, tornasse immediatamente alla capitale, dove volle che restasse il sacro consiglio colla stessa autorità, che goder suole, quando il vicerè è presente. Così questo amabile principe lasciò contenti, dall’una parte i Messinesi, dall’altra i Palermitani, e la deputazione del regno.
      Fu fausto il principio dell’anno 1751. La serenissima Maria Amalia, ch’era nostra regina, a’ 12 di gennaro partorì felicemente un maschio, che vieppiù assicurò la successione della casa Borbone alla corona di Sicilia, cui fu imposto il nome di Ferdinando. Questi è l’amabilissimo nostro sovrano per la cessione fattagli dal padre, come additeremo nel corso di questa storia. Siccome arrivò in Palermo questa lieta notizia ai 19 dello stesso mese, giorno natalizio del re Carlo III, così fu cantato due volte in questo giorno l’inno ambrosiano, l’uno la mattina nella cappella regia di palazzo, e l’altro nel duomo al giorno per la nascita del reale infante. La sera poi vi fu negli alloggiamenti del vicerè la solita festa nella galleria, e vi fu per la città illuminazione, la quale fu continuata nei due seguenti giorni per il parto della sovrana.