Noi perciò dobbiamo, senza altre indagini, ubbidire agli oracoli sovrani.
      Fu quest’anno molto funesto alla Sicilia, giacchè, a parte dei terremoti, che la molestarono (2401), era inquietata dai corsari barbareschi, che discacciati dai lidi delle Spagne battevano il mediterraneo, e i nostri mari, e recavano infiniti danni. Il nostro re, oltre di avere mandate in corso le sue galee, per dar la caccia a codesti ladri di mare, ordinò che si custodisse il littorale, e principalmente dalla costa di mezzogiorno. Il vicerè fe visitare tutte le torri, risarcirle, e provvederle di cannoni. Allora fu costrutta nella spiaggia di Mascali una nuova torre, che dal nome del vicerè fu detta la torre Laviefuille, e furono date altre utili provvidenze, per cui i corsari furono impediti dal fare delle scorrerie.
      Diede sulla fine di questo anno lo amabilissimo Carlo III un’altra riprova a’ Palermitani del generoso suo animo. Il nuovo albergo de’ poveri, che si era cominciato sin dall’anno 1746 con molta magnificenza, andava troppo lentamente; abbisognavano dei tesori per compierlo, e le limosine, quantunque generose, che si somministravano per questa fabbrica, non erano mai tante, nè così copiose, quanto si potesse sperare, che presto si perfezionasse. Il magnanimo re, portato sempre alle cose grandi, volle contribuire alla sollecita spedizione di questo edifizio, assegnandogli, fin che fosse terminato, cinque mila scudi annuali. Questo grazioso favore compartito a Palermo fu comunicato a’ 7 di novembre dal vicerè, che trovavasi a Messina, a’ deputati de’ poveri, i quali in contrasegno della loro gratitudine ordinarono, che i meschini, che abitavano nel vecchio albergo, facessero un divoto triduo in rendimento di grazie allo Altissimo, per avere ispirato al pio monarca così santo pensiero, e per implorare sopra questo benefico principe le celestiali benedizioni; e di poi, che nel dì 11 del mese andassero in divota processione alla cattedrale.