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      Spuntò l’anno 1753 con un tragico fatto accaduto nella capitale a’ 16 di gennaio, che mostra a quali eccessi può talvolta arrivare un uomo irritato, ed è un avvertimento a’ ministri, che non bisogna portare agli estremi il rigore. Fu ucciso nella chiesa di s. Francesco, mentre stavasene ad adorare il Sagramento nel giro delle quarantore, il marchese di Rajata, segreto regio, da un certo Antonino di Piazza della terra di Gulisano, il quale per un contrabando di poco momento era stato da questo ministro spogliato di tutti i suoi averi, e condannato alla galea. Questi scappato da’ ceppi, avendo inutilmente fatta ogni pratica per essere messo in libertà, si vendicò della crudeltà del ministro con così sacrilego delitto (2406). Il vicerè, che seppe in Messina lo accaduto omicidio, inorridito del fatto, scrisse replicati dispacci, acciò costui fosse presto, e severamente gastigato. Prima di ogni altra cosa dovette farsi la causa della immunità, essendo stato preso costui nella stessa chiesa, in cui avea commesso il delitto, ed era cosa assai pericolosa il trattarla, avendo egli tutto il popolo a favore, che lo chiamava il liberatore della patria. Non ostante fu deciso dalla corte arcivescovale, che non potea godere la chiesa, dietro al qual giudizio la gran corte lo condannò alle forche nella piazza dirimpetto la chiesa istessa, in cui successe l’omicidio. Per le provvidenze date dal pretore, dal capitano, e dai militari, fu eseguita la sentenza con tranquillità, del che restò molto contento il duca di Laviefuille, che temea di qualche sollevazione, e avea avvertiti i ministri di Palermo, affinchè usassero ogni diligenza, perchè non sortisse alcuno scompiglio.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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