La signora Teresa Alì Ponzon Fogliani, moglie del vicerè, era restata a Napoli, quando questo cavaliere era venuto a reggere la Sicilia. Volendo essa venirsene in Palermo, partì da quella capitale nei primi di maggio, e felicemente ai 12 dello stesso mese arrivò nel nostro porto. Sbarcò alla Garita, e le furono fatti gli stessi onori dovuti a’ vicerè, cioè fu preparato il ponte per lo sbarco, si trovò a riceverla il senato, il ministero, e la nobiltà, le fortezze della città, e dei castelli scaricarono le loro artiglierie, e le truppe si squadronarono per tutta la lunga via del Cassero, fino al regio palagio. Montò essa nella carrozza del vicerè, con cui andò alla sua abitazione. Prima di sbarcare ricevette i complimenti del senato, che le furono recati dai principi di Mazzarà, e di Scordia, eletti ambasciadori. Siccome avea patito nel viaggio, così restò in riposo per tre giorni, e poi per tre sere continove, 16, 17, e 18, ammise alla conversazione le dame, ed i cavalieri, e nei detti giorni fu visitata dai diversi ordini della città, e del ministero.
      Era questa dama di avanzata età, brutta, e gibbuta; ma quanto la natura se l’era mostrata avara nei doni del corpo, altrettanto l’era stata generosa per i talenti dello spirito. Vivace, manierosa, gentile con ogni ceto di persone, divenne in breve amatissima da tutto il paese. Era fama che il vicerè suo marito, quantunque uomo fornito di singolari meriti, e invecchiato nell’arte di governare, non isdegnava negli affari i più serî, e i più critici di consultarla, e che dovea il [594] fortunato esito delle sue risoluzioni ai consigli della sua amabile compagna.