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      Gli ospedali, dove questi meschini si mandavano per curarsi, non poteano reggere al prodigioso numero degli ammalati, e fu mestieri che si aprisse un’altro ospedale, vicino a quello di s. Giovanni, detto de’ leprosi, per ricevervi una porzione di [604] questi infermi. Crescendo di ora in ora il morbo pestilenziale, ordinò il vicerè che si congregassero a’ 26 di marzo i deputati della sanità, affine di trovare gli espedienti più solleciti ed opportuni per liberare la città. Dopo varî dibattimenti fu risoluto di levare lo albergo, lasciando liberi quei, che vi erano rimasti, a vagare, e limosinare per la città, come si eseguì a’ 28 dello stesso mese, e di ordinare a’ baroni del regno, che pensassero a dar forma di vivere, o di far ritornare nelle terre del loro dominio i poveri, che loro appartenevano, come costa dal dispaccio viceregio de’ 26 dello stesso giorno, ed anno.
      Siccome il male continuava, e i baroni nella maggior parte non si prendevano molta sollecitudine di soccorrere i loro vassalli, nel seguente mese di aprile, e a’ 26 di esso, il vicerè ordinò al capitano della città, che quei poveri, che si erano sanati, e appartenevano a’ baroni, li mandassero alle case di essi padroni, acciocchè pensassero a farli ritornare nelle loro terre; e sotto i 27, con dispaccio viceregio fatto ad istanza del senato, comandò che tutti i poveri stranieri fossero espulsi dalla città, obbligando i baroni, e le università a riceverli, ed a pagare al senato il denaro erogato per il loro trasporto (2442).


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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