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      Era certamente deplorabile lo stato del senato. Consunta la colonna frumentaria, e disfatti molti capitali delle rendite, che si erano vendute, valutandosi l’una, e l’altra perdita alla ingente somma di 227 mila once, trovavasi inoltre questo magistrato carico di un debito di altre considerabili migliaia di once, nè avea modo di poter sostenersi, se non si rinvenivano i mezzi di sussistenza. Fatte presenti a’ 18 di marzo a questi patrizî le riferite circostanze, in cui era il senato, e detto ch’ebbe ciascheduno il suo parere, fu risoluto dal maggior numero che s’imponesse per una volta solamente una colletta di due tarini sopra ogni apertura delle case, e delle abitazioni, così della città, come del territorio di Palermo, da pagarsi da’ soli padroni, e proprietarî delle medesime (2484), contandosi con questo denaro di estinguere il debito corrente. Per mettere poi la città in istato di sussistere, fu proposta, e stabilita la imposizione di tarini 24 per ciascheduna botte di vino, e fu determinato di accrescersi il prezzo della neve un grano di più a rotolo. Perchè però queste provvidenze si stabilissero, era d’uopo che si convocasse il consiglio, e che prima di chiamarlo, si facesse gustare questo progetto a coloro, che doveano votare, e perciò fu preso qualche tempo per fare le pratiche necessarie.
      Guadagnati nella maggior parte gli animi de’ consoli, e di coloro che doveano intervenire nel consiglio, fu desso convocato a’ 7 [623] del seguente aprile. Intervennero a quest’adunanza i pretori, i capitani, e i senatori passati, i due vicarî generali dello arcivescovo, il presidente della gran corte marchese Natoli, e lo avvocato fiscale Giuseppe Giurato.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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Palermo Natoli Giuseppe Giurato