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      Disgustati da questa risposta, se ne partirono borbottando, e minacciando che avrebbono dato riparo alle calamità di Palermo (2511).
      Usciti dallo arcivescovado come frenetici, diedero mano allo ideato tumulto. E prima di ogni altra cosa, siccome temeano de’ cannoni del regio palagio, fortificarono due bastioni urbani, l’uno di porta di Ossuna, detto volgarmente la Balata, e l’altro di porta di Montalto, da’ quali viene la casa viceregia dominata, e rivolsero contro la medesima i cannoni parati a palla. Abitava in questo ultimo il senatore Giuseppe Carcamo in una casa, ch’ei stesso vi avea fabbricato, che eglino tennero imprigionato, nè liberarono che a condizione, che sottoscrivesse una polizza diretta al mercadante Alfonso Castagnetta, con cui se gli ordinava che somministrasse una certa quantità di polvere, e di piombo. Su questo ultimo bastione innalzarono il ritratto del re. Lo stesso fecero nel baluardo della porta di s. Giorgio, accendendo sotto il quadro del sovrano quattro doppieri, e rivoltarono ancora l’artiglieria contro il vicino real castello. In meno di un’ora furono armati nella stessa guisa gli altri nove forti della città. Fecero poi chiudere le porte della medesima, e a ciascheduna porta collocarono un cannone, e vi lasciarono una guardia numerosa de’ loro compagni; e ciò per due oggetti: prima per impedire che le milizie chiamate dalle piazze vicine vi entrassero; [638] e poi per vietare alla nobiltà di sortirne, come nel giorno precedente alcuni cavalieri fatto aveano.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



Appendice - Indici - Note




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