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      Gli alabardieri ancora cessero le loro alabarde. Resi padroni e delle armi, e del palagio i sollevati, minacciarono il vicerè della morte, se tosto non partiva. Facea orrore il vedere costoro a’ balconi regî rotolare le loro armi, le quali faceano un fracasso, che atterriva. Lo afflitto marchese Fogliani stavasene in chiesa; credendosi imminente la morte, si era confessato, ed avea ricercata dal suo confessore l’assoluzione, solita darsi nel punto di morire. Frattanto gridava il furibondo popolo, che andasse via, e fu d’uopo ch’ei si disponesse a questo passo. Fu ordinata la carrozza, e fu chiamato lo arcivescovo, perchè lo accompagnasse, tenendosi più sicuro, stando a’ fianchi di questo prelato, ch’era amato dal popolo, ed era voluto per governante. Monsignor Filangeri, non essendo ancora pronto il suo cocchio, volò, accompagnato da molta nobiltà, per salvarlo; ma era così folto il popolo nella piazza del regio palagio (2517), che stentò molto a penetrarvi, e arrivò appunto mentre il vicerè, dopo di essersi presentato alla infuriata plebe, ed averle detto: Eccomi: cosa vi ho io fatto di male? spinto da essa scendea le scale, e stava per montare nella sua carrozza.
      Salirono dunque in essa lo arcivescovo, che prendea la destra del vicerè, Mr. Castiglia, vicario generale, ed Ettore Branciforte, principe di Pietraperzia, tutti e tre venerati ed amati dalla plebe. Stavano sulle scalette del cocchio dall’una, e dall’altra parte de’ consoli, che coprivano la vita dello infelice principe.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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