Fu questo congresso tenuto [644] presso il ridetto ministro a’ 14 di ottobre. Appena usciti dalla di lui casa i consoli, sparsasene la voce per la città, si udì un susurro, cioè che la nobiltà unita al governo, e al ministero, per i suoi privati fini, tentava di tradire il popolo di Palermo.
      Quindi sulla mattina de’ 15 di esso mese comparve presso la piazza Vigliena, e appunto nella strada dove sogliono fermarsi i musici, un cartello sedizioso, con cui erano avvisati i consoli a guardarsi dal tradimento, che stava ordendo col consiglio dello Artali la nobiltà di Palermo. Sebbene questo cartello fosse stato prestamente stracciato da un coraggioso conciapelle, nonostante fu bastante a suscitare i semi della sollevazione, e ad allarmare il governo. Fu creduto espediente il fare allontanare il marchese Artali, che ne sarebbe stata la prima vittima, il raddoppiare le ronde per la città, e il far girare il pretore, e il vicario generale, ch’erano amati dal popolo, con altri nobili benaffetti, per sedare il nascente tumulto. Non furono queste provvidenze bastanti a far cessare ogni timore. Sulla sera si videro attorno alla casa del marchese Artali delle truppe di malcontenti, fra’ quali parecchi servidori, che per la lontananza de’ loro padroni erano restati senza impiego. Voleano eglino saccheggiare, e bruciare la detta casa. Accorse il vicario generale, il quale, spargendo del denaro, ebbe modo di allontanarli. Di là questi malcontenti andarono al quartiere detto della Kalsa, dove abitano i marinari, con animo di levare dal bastione del Vega un cannone, e rinnovare la tragedia del dì 20 di settembre; ma furono ricevuti da quella gente, come meritavano, giacchè furono disarmati, e bastonati.