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      Le truppe, che si mandavano a Termini, affine d’introdursi ad ogni richiesta del governante, e del pretore nella capitale, non andavano a genio de’ consoli delle arti. Oltre che non tutti erano innocenti, avendo alcuni di essi sostenuta, sebbene di soppiatto, la sollevazione de’ plebei, e procurata la espulsione del Fogliani, aveano inoltre eglino preso cotal dominio nella città affidata alla loro custodia, ed erano così temuti, avendo nelle mani la forza, e in potere i baluardi urbani, che gli stessi giudici erano costretti, particolarmente nelle cause civili, che riguardavano i loro collegi, di chiudere gli occhi, e di soffrire che operassero da sè stessi. Venendo le soldatesche, eglino certamente sarebbono restati spogliati di quella autorità, che per le infelici circostanze de’ tempi si aveano usurpata, e potea per ventura accadere, che tolta dalle loro mani la forza, avesse potuto la giustizia riprendere il suo vigore, e gastigare i consoli stessi, s’erano rei, o i loro aderenti, ch’erano stati fino allora esenti da ogni perquisizione sotto la ombra del loro patrocinio. Perciò quando lo arcivescovo, e il pretore cercarono con dolci modi di persuaderli a restare contenti, che si chiamassero le milizie in città, trovarono molti di essi consoli renitenti, e fu d’uopo di usare la più fina politica per indurveli, e mostrare loro, che urtando contro il real volere, si rendevano rei di disubbidienza. Perciò dopo qualche dibattimento a’ 27 di ottobre fu spedito alla real corte il consenso del senato, e di tutti i corpi delle arti, affinchè i due destinati battaglioni potessero liberamente entrare in Palermo.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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