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      Dopo un quarto d’ora d’assenza, ritornò.
      – Bene? – chiese mia zia, togliendosi il cotone dall’orecchio più vicino ai dottore.
      – Bene, signora – rispose il signor Chillip; – stiamo... stiamo progredendo lentamente.
      – Ba... a-ah! – disse mia zia, interrompendolo con quell’ espressione di disprezzo. E si tappò come prima.
      Veramente... veramente – come disse il signor Chillip a mia madre – egli, parlando soltanto sotto l’aspetto professionale, era quasi indignato. Pur tuttavia continuò a guardarla per quasi due ore seduta a contemplare il fuoco, finché non fu chiamato su di nuovo. Dopo, ritornò.
      – Bene? – disse mia zia, cavandosi di nuovo l’ovatta dallo stesso lato.
      – Bene, signora – rispose il signor Chillip – stiamo... stiamo progredendo lentamente, signora. .
      – Ah... h... h! – disse mia zia, con un ringhio tale, che il dottore non poté assolutamente sopportarlo. Pareva che ella avesse assolutamente lo scopo di farlo uscir dai gangheri, come narrò dopo. Egli preferì d’andarsene al piano di sopra e sedersi al buio e in una impetuosa corrente di aria, in attesa d’una nuova chiamata.
      Cam Peggotty, che frequentava la scuola nazionale ed era attentissimo alla lezione di catechismo, e perciò testimone degno di fede, narrava il giorno appresso che egli, un’ora dopo, avendo fatto per caso capolino alla porta del salotto, era stato immediatamente scorto dalla signora Betsey, la quale passeggiava su e giù in grande agitazione, e abbrancato da lei rudemente prima di potersela svignare. Che giungevan di su di tanto in tanto grida e scalpiccìo di piedi che l’ovatta – egli argomentava – non riusciva ad escludere dall’udito della signora, tanto vero che era stato da lei acchiappato come una vittima sulla quale sfogare la sua straordinaria agitazione nel momento in cui le grida s’eran fatte più acute.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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