Pagina (40/1261)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Come ci avvicinammo un po’ più, e vidi l’orizzonte tracciare una linea bassa e lunga sotto il cielo, accennai a Peggotty che una collinetta o un poggetto avrebbe certamente contribuito molto ad abbellire il paesaggio. Sarebbe stato anche meglio se la terra fosse stata un po’ più separata dal mare, e la città e la marea non fossero state tanto mischiate, come nella zuppa il pane e l’acqua. Ma Peggotty si espresse con maggior energia del solito, dicendomi che dobbiamo accettare le cose come le troviamo, e che per conto suo era orgogliosa di essere nata a Yarmouth.
      Quando arrivammo nella via, che mi presentò uno spettacolo abbastanza nuovo, e sentimmo l’odor del pesce, e della pece, e della stoppa e del catrame, e vedemmo passare i marinai, e i carri tintinnanti che andavano su e giù sul selciato, capii d’aver giudicato male un paese così industrioso, e lo dissi a Peggotty, che udì le mie espressioni di gioia con gran compiacenza e mi disse che già si sapeva (da quelli, immagino, che avevano avuto la fortuna di nascere a Yarmouth) che dopo tutto Yarmouth era il più bel paese dell’universo.
      – Ecco il mio Cam – strillò Peggotty – cresciuto tanto che non si riconosce più!
      Egli ci aspettava infatti all’albergo e mi domandò come stavo, come a una vecchia conoscenza. Io non compresi in principio che lo conoscevo perfettamente, come lui conosceva me, perché non era venuto più in casa mia dalla sera della mia nascita, e naturalmente questo era un vantaggio ch’egli aveva su di me. Ma la nostra intimità progredì molto col suo semplice atto di prendermi sulle spalle per portarmi fino in casa sua.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





Peggotty Peggotty Yarmouth Peggotty Yarmouth Yarmouth Cam Peggotty