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      – Quella, signorino Davy – rispose Cam.
      Se fosse stato il palazzo di Aladino, con l’uovo del Roc e il resto, non sarei, credo, rimasto così incantato come alla romantica idea di abitare in quella casa. Aveva una graziosa porticina tagliata nel fianco, e dentro aveva il soffitto, e c’eran dei minuscoli finestrini; ma il suo più meraviglioso requisito consisteva nel fatto ch’era un battello vero, il quale, senza dubbio, era stato centinaia di volte sull’acqua e non era stato mai destinato ad essere abitato in terra ferma. Questa era per me la sua maggiore attrattiva. Se avesse mai avuto lo scopo di essere abitato, avrei potuto giudicarlo piccolo o scomodo, o solitario; ma, non essendo mai stato designato per un simile uso, diventava l’abitazione ideale.
      Di dentro era una casa squisitamente pulita, e più che possibile nitida. V’era una tavola, e un orologio olandese, e un canterano; e sul canterano un vassoio da tè dipinto con la figura d’una signora che andava a passeggio col parasole e un bambino vestito da soldato che spingeva il cerchio. Una Bibbia impediva al vassoio di precipitare: se il vassoio fosse precipitato avrebbe fatto a pezzi un gran numero di tazze e di piattini e una teiera schierati intorno al libro. Sulle pareti v’erano alcune ordinarie figure a colori con la cornice e il vetro, rappresentanti soggetti della Scrittura; d’allora non ne ho mai vedute di simili, offerte in vendita da mercanti girovaghi, senza vedere di nuovo, a un’occhiata, tutto l’interno della casa del fratello di Peggotty.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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