Pagina (50/1261)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Risposi che ero più che persuaso che il signor Peggotty meritasse tutti quei tesori. Debbo aggiungere che m’era difficile figurarmelo a suo agio nel costume immaginato per lui dalla nipote riconoscente, e che dubitavo specialmente dell’opportunità del tricorno; ma tenni celate in me queste mie opinioni.
      L’Emilietta si era fermata a guardare il cielo nell’enumerazione dei suoi doni, come se formassero una visione di gloria. Continuammo a camminare, raccogliendo conchiglie e sassolini.
      – Ti piacerebbe d’essere una signora? – dissi.
      Emilia mi guardò, e rise, e accennò di sì.
      – Mi piacerebbe moltissimo. Noi tutti saremmo signori, allora. Io, e lo zio e Cam e la signora Gummidge. Non ci importerebbe allora se facesse burrasca. Per noi, voglio dire. Ma certamente ci importerebbe per i poveri pescatori, e li aiuteremmo col nostro denaro in caso di disgrazie.
      Questo m’apparve un quadro assai soddisfacente, e perciò non del tutto improbabile. Espressi il mio piacere ad Emilia, la quale si senti il coraggio di dire, pur con una certa esitazione:
      – Non credi d’aver paura del mare, ora? Esso era abbastanza calmo per rassicurarmi, ma confesso che se avessi visto corrermi incontro un’onda anche di mediocre volume, me la sarei data subito a gambe, pensando ai parenti annegati dell’Emilia. Pure dissi: «No», e aggiunsi: «Neanche tu n’hai paura, benché tu dica di sì» – giacché in quell’istante ella camminava sull’orlo d’una vecchia gettata o ponticello di legno sul quale eravamo saliti, ed io temevo di vederla cadere.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





Peggotty Emilietta Cam Gummidge Emilia Emilia