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      » Vi fu una volta dopo d’allora – durò un istante, ma ci fu – che mi feci questa domanda: «Sarebbe stato meglio per l’ Emilietta se le acque innanzi a me quella mattina le si fossero chiuse sulla testa?»; e io mi risposi: «Sì, sarebbe stato meglio».
      Questo può esser prematuro. Forse l’ho scritto troppo presto; ma non importa.
      Camminammo a lungo e ci caricammo di cose che giudicavamo curiose, e restituimmo con diligenza all’acqua alcune stelle di mare arenate – a quest’ora ignoro, non sapendo abbastanza della razza delle stelle di mare, se esse avessero ragione di esserci grate o no di quell’attenzione – e poi ci rimettemmo in cammino per la dimora del pescatore Peggotty. Ci fermammo al riparo del vivaio delle aragoste per scambiarci un bacio innocente, e ci presentammo a colazione raggianti di salute e di gioia.
      – Sembrano due fringuelli! – disse il pescatore Peggotty.
      Naturalmente io ero innamorato dell’ Emilietta. Son certo che volevo bene a quella bambina con tutta la sincerità, con tutta la tenerezza che si può sentire in un’età più matura; le volevo bene con maggiore purezza e disinteresse d’un amore di giovinezza, per alto e nobile che possa essere. So che la mia fantasia metteva intorno alla testa di quel diminutivo di donna dagli occhi azzurri qualche cosa di tondo che la idealizzava e la faceva un angioletto. Se in qualche meriggio radioso le fosse spuntato un paio di alucce ed ella avesse spiccato il volo innanzi ai miei occhi, non credo che me ne sarei molto meravigliato.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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