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      Il vetturale mi guardò, come per chiedermi se ella dovesse ritornare. Scossi il capo, dicendo che credevo di no. «Allora, andiamo», disse il vetturale al cavallo pigro, che a quel cenno si mosse.
      Avendo, fino a quel momento, pianto più che m’era possibile, cominciai a pensare ch’era inutile continuare a piangere, anche perché né Roderick Random, né quel capitano della Marina Reale Inglese avevano mai pianto, a quanto ricordavo, in circostanze penose. Il vetturale, vedendomi in quella risoluzione, mi propose di mettere ad asciugare il fazzoletto sulla schiena del cavallo. Lo ringraziai, accettando; e il fazzoletto m’apparve straordinariamente piccolo, così sciorinato.
      Avevo ora l’agio d’esaminare il borsellino. Era di cuoio duro, con un fermaglio, e conteneva tre scellini lucenti, che Peggotty aveva certamente sfregato col gesso, per mia maggiore delizia. Ma il suo contenuto più prezioso erano due mezze corone avvoltolate in un pezzo di carta sul quale era scritto, di mano di mia madre: «Per Davy. Coi miei baci». Ne fui così commosso, che chiesi al vetturale d’esser tanto gentile da restituirmi il fazzoletto; ma egli mi disse ch’era meglio farne senza, e così parve anche a me, di modo che m’asciugai gli occhi su una manica, e cessai di piangere.
      E sul serio inoltre; benché, in conseguenza delle precedenti commozioni, fossi ancora scosso di tanto in tanto da un violento singhiozzo. Andati innanzi per un po’ di tempo, domandai al vetturale se m’avrebbe accompagnato per tutto il viaggio.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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