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      – Che dovreste... che dovrei... quanto dovrei pa... quanto sarebbe giusto dare per mancia, se non vi dispiace? – balbettai, arrossendo.
      – Se non avessi una famiglia, e questa famiglia non avesse il vaiuolo – disse il cameriere – non prenderei neanche i sei soldi1. Se non mantenessi una mamma vecchia e una cara sorella – a questo il cameriere si commosse molto – non accetterei neanche un centesimo. Se avessi un buon posto, e fossi trattato bene qui, pregherei io gli avventori di accettare una mia piccola offerta, invece di accettarla io da loro. Ma io vivo di miseri avanzi... e dormo sul carbone; – e a questo il cameriere scoppiò in lagrime. Profondamente commosso dalle sue disgrazie, mi parve che un segno di riconoscenza minore di una lira potesse rappresentare da parte mia un vero indizio di brutalità e di durezza di cuore. Perciò gli diedi uno dei miei tre lucenti scellini, ed egli lo prese con molta umiltà e venerazione, benché, immediatamente dopo, lo facesse girare sul pollice, per veder se non fosse falso.
      Mi sentii alquanto umiliato, scoprendo, quando mi fu data una mano a salire in carrozza, che si supponeva che avessi mangiato tutto il desinare da solo e senza alcun aiuto. Me ne accorsi sentendo la signora, dalla finestra ornata in giro di polli e di pezzi di carne, dire al conduttore: «Bada a quel ragazzo, Giorgio, che può scoppiare!» e osservando che le persone di servizio mi s’erano raccolte intorno a sogghignare e a contemplarmi come un giovane fenomeno. Il mio disgraziato amico, il cameriere, che s’era perfettamente rimesso, non ne pareva affatto turbato, e s’era unito apertamente al branco dei miei ammiratori.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





Giorgio