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      – Vi dirò ciò che sono – bisbigliò il signor Creakle, lasciandolo finalmente, con una stretta a vite, che mi fece salire le lagrime agli occhi. – sono un Tartaro.
      – Un Tartaro – disse l’uomo dalla gamba di legno.
      – Quando dico che farò una cosa, la faccio – disse il signor Creakle; – e, quando dico che una cosa deve esser fatta, si deve fare.
      – Quando una cosa deve esser fatta, si deve fare – ripeté l’uomo dalla gamba di legno.
      – Io sono un carattere risoluto – disse il signor Creakle. – Ecco ciò che sono. Faccio il mio dovere. Ecco ciò che faccio. La mia carne e il mio sangue – volse uno sguardo alla signora Creakle dicendo così – quando si rivoltano contro di me, non sono la mia carne e il mio sangue. Li rinnego. Quell’individuo – e si volse all’uomo dalla gamba di legno – è stato qui un’altra volta?
      – No – fu la risposta.
      – No – disse il signor Creakle. – Ha fatto bene. Egli mi conosce. Che non si faccia vedere. Dico che non si faccia vedere – disse il signor Creakle, battendo il tavolino con la mano – perché egli mi conosce. Ora anche voi avete cominciato a conoscermi, mio giovane amico, e potete andarvene. Conducetelo via.
      Ero felicissimo d’esser mandato via, perché la signora e la signorina Creakle stavano entrambe asciugandosi gli occhi, e io mi sentivo a disagio per loro come per me. Ma avevo una domanda in mente, che mi riguardava così da vicino, che non potei fare a meno dal dire, benché mi stupissi io stesso del mio coraggio:
      – Per piacere, signore...
      Il signor Creakle bisbigliò: «Ah! Che cosa c’è?» – e mi piantò addosso gli occhi, come se con essi mi volesse incendiare.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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