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      – mi chiese.
      – No, grazie – risposi.
      – Forse ti piacerebbe di spendere un paio di scellini subito per una bottiglia di spumante da bere insieme nel dormitorio? – disse Steerforth. – Tu appartieni al mio dormitorio, credo.
      Certo non ci avevo pensato prima, ma dissi di sì, che mi sarebbe piaciuto.
      – Benissimo – disse Steerforth. – Forse sarei tentato di credere che non ti dispiacerebbe di spendere qualche altro scellino in pasticcini alle mandorle?
      Dissi di sì, che non mi sarebbe dispiaciuto.
      – E forse un altro scellino in biscotti, e un altro in frutta, eh? – disse Steerforth. – Mi sembra, caro il mio Copperfield, che tu ti slanci troppo.
      Sorrisi, perché egli sorrideva, ma nell’intimo ero turbato.
      – Bene! – disse Steerforth. – Ci sforzeremo di arrivare più lontano che ci sarà possibile; questo è tutto. Farò di te quanto consentiranno le mie forze. Posso uscire quando voglio,e porterò il bottino di contrabbando.
      Con queste parole si mise il denaro in tasca, e gentilmente mi raccomandò di non temer di nulla; ché tutto sarebbe andato a meraviglia.
      Mantenne la parola, e tutto andò bene, se si poteva dir bene ciò che una voce segreta mi avvertiva esser quasi tutto male – giacché pensavo di fare un cattivo uso delle due mezze corone di mia madre, benché avessi, prezioso risparmio, conservato il pezzo di carta che le avvolgeva. Quando andammo su per coricarci, egli presentò l’intero valore dei sette scellini, e lo sparpagliò sul letto nel chiarore della luna, dicendo:
      – Ecco, piccolo Copperfield, hai un festino da principe.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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